Eclisse

Alex Cleave è un celebre attore di teatro, amato dal pubblico e dalla critica, ma in profonda crisi esistenziale per aver smarrito il senso della propria realtà individuale: sempre più estraneo a tutto e a sé, sempre più isolato in un mondo che non comprende, sempre più incapace di entrare in rapporto con gli altri, durante una recita subisce una drammatica crisi che lo allontana dalle scene. Per ritrovarsi Alex si rifugia da solo nella vecchia casa dei genitori ormai defunti, lasciandosi alle spalle tanto la moglie, verso la cui concretezza egli nutre un sordo rancore, quanto la figlia vittima di un oscuro disagio psichico, placato solo dallo studio e dalla ricerca storica. Le vecchie stanze ospitano memorie lontane e silenziose presenze di fantasmi, reali e fantastici insieme: una giovane donna con un bambino e un'altra figura indecifrabile. Ma si tratta di ricordi materializzati, di proiezioni del subconscio o di incerti presagi? E non meno inquietanti sono i soli due esseri in carne e ossa intrusi nella villa, il custode e la figlia, che nella loro proletaria, scaltra, sciatta materialità costringono il nevrotico attore a uno spietato esame di coscienza fino alla presa d'atto di un totale, irrimediabile fallimento sigillato da un'improvvisa, autentica tragedia famigliare, in grado di trasformare l'alienazione di Alex in un'angoscia sempre visionaria, ma meno egocentrica, e in un tardivo e struggente sussulto di vero amore. Grazie ad uno stile sofisticato, ricco di allusioni e di un gioco verbale immaginifico, Banville costruisce un romanzo in cui si ritrovano mistero, storie di fantasmi e l'acuto ritratto di un uomo terrorizzato dal suo futuro, perseguitato dal suo passato, incerto circa il suo presente.