Strambotti

Strambotti

Estroso e versatile, Serafino Aquilano fu poeta e uomo di spettacolo a tutto campo: suonatore di liuto, compositore e improvvisatore di poesia in musica, e anche attore teatrale, godette già in vita di larghissimo successo, tanto da essere ricercato in tutte le più raffinate corti italiane del secondo Quattrocento: dagli aragonesi di Napoli così come dai Gonzaga di Urbino e di Mantova, da Ludovico il Moro e Beatrice d'Este a Milano, e, negli ultimi anni del secolo, dal duca Valentino a Roma. La sua vasta fortuna, anche fuori d'Italia, si prolungò fin dentro il secolo successivo al punto che l'editoria del Cinquecento fece della sua opera uno dei primi autentici best-seller, spesso attribuendo a Serafino anche componimenti di dubbia provenienza e dando così origine a una vera e propria selva di edizioni approssimative e di affidabilità assai incerta, soprattutto nel caso degli "Strambotti" per musica, il metro al quale il poeta abruzzese si dedicò con maggiore continuità, dimostrandosi eccellente interprete di temi amorosi. Dalla raccolta, per la prima volta edita qui in edizione critica, emerge il talento di un poeta la cui leggerezza e musicalità sono il frutto di straordinarie doti tecniche e del ricorso continuo a una sterminata mole di autori del passato: in testa, com'è ovvio, il Petrarca dei "Rerum vulgarium fragmenta", ma trattato con estrema libertà, puro deposito di materiali tematici e stilistici, poi la produzione fiorentina di Lorenzo de' Medici, Poliziano e Pulci, ma anche la poesia erotica di Ovidio e le opere neolatine di Pontano e di Marullo. Nati come poesia d'occasione, gli "Strambotti" giocano con il variegato mondo cortigiano dove si celebra non la donna, ma una serie di donne, dove Amore si intreccia a Morte o diventa un pittore o uno scultore, e lo specchio, ora moltiplicato ora spezzato, restituisce immagini di amanti, in un gioco prospettico che favorisce il fulmineo virtuosismo verbale, la chiusa epigrammatica, l''agudeza', e trae fascino dalla facile melodiosità. La presente edizione risolve gli spinosi problemi di ordine attributivo che gravano sulla produzione di Serafino e ripropone due rari documenti che testimoniano la fama del poeta-musico presso i contemporanei, vale a dire la sua breve biografia composta da Vincenzo Calmeta e l'"Apologia" di Angelo Colocci; inoltre presenta un commento ricco e puntuale, capace di illuminare i reticolati sotterranei nei quali si muoveva l'abilissimo rifacitore di poesia 'alta' entro un genere letterario di consumo più vasto e immediato.
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