Soldi bruciati
Un pomeriggio di settembre del 1965, il tesoriere Alberto Martìnez Tobar entra nella succursale della banca per cui lavora, nel sobborgo residenziale di san Fernando a Buenos Aires. Ha quarant'anni e non sa che gli restano soltanto due ore da vivere.In ossequio alla norma per cui "il peggio della vita accade sempre all'improvviso, senza che nessuno sia pronto a fronteggiarlo", una banda di rapinatori, brutali e allucinati dagli stupefacenti, attacca il furgone portavalori, fredda Tobar, l'autista e una delle guardie di scorta, si appropria di un bel mucchio di soldi in mazzette di banconote nuove e si lancia in una fuga rocambolesca verso l'Uruguay. Si lascia dietro una sequela di testimoni oculari, panico e morte.Chi sono quei banditi dai soprannomi immaginosi - il Cuervo mereles, il Nene Brignone, il Gaucho Dorda? Hanno ancora qualcosa da perdere dopo aver provato il carcere, la tortura, l'ospedale psichiatrico, o si giocano il tutto per tutto, convinti che "le cose non vanno mai come si spera che vadano, la fortuna conta più del coraggio"? Certo è che non si arrendono nemmeno quando finiscono intrappolati come topi in un appartamento di Montevideo e scatenano una spettacolare sparatoria con il colpo di scena finale: il bottino bruciato, l'estrema sfida alle forze dell'ordine.Di tanto spargimento di sangue non resterà che una colonna di ceneri azzurre e una serie di dubbi. Dov'è sparito Malito, l'astuto capobanda? Come mai il commissario Silva dell'Antirapine argentina, uno che con i criminali non va tanto per il sottile, rilascia dichiarazioni contraddittorie? Vuole coprire qualcuno? Perché manda al massacro la sua squadra pur di finire i delinquenti asserragliati?Partendo da un fatto di cronaca, attraverso le dichiarazioni dei coinvolti, le congetture dei curiosi e gli articoli dei quotidiani dell'epoca, Ricardo Piglia ricostruisce non solo i nudi avvenimenti, ma la storia intima dei fuorilegge, dei poliziotti, delle vittime. E, a un ritmo tanto [...]
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