Colloqui con un vecchio nemico
"Garbato sia l'eloquio/ e gli aneddoti belli/ quel che si vede è lacca per capelli." Con questo envoi in corsivo (e in falsetto) si conclude la Lettera che apre l'ultima raccolta di Baudino. Iscritto nel segno di W.H. Auden, magari proprio quello della Lettera per il nuovo anno, il libro vive di un'ininterrotta, irridente schermaglia tra suono e senso, e insieme tra alto e basso. Lo si vede nei due testi centrali, Aquila I e Aquila II, dove quotidiano e sublime si contrappongono attraverso due voci, una che canta le ragioni di "idrocarburi mutui licenze impianti elettrici/ e tassi d'interesse", l'altra tesa a evocare la solare, romantica figura del rapace, "stirpe" dei cieli.Aquile, d'altra parte, s'intitola anche la sequenza di trenta poesie dedicate a un serrato corteggiamento, che va dispiegandosi nella forma di uno scontro tra le costrizioni del cerimoniale sociale e le prepotenti accensioni-ascensioni del desiderio. Nel continuo alternarsi dei registri, la forza del cantabile è conquistata grazie a un fitto montaggio metrico, estratta a forza della frizione sillabica. E' un capitale che viene accumulato per essere scialato in rima lieve: "Sogni chi vuole sulla terra vaga/ che un dio scherzoso apparecchiò ai mortali/ io chiudo gli occhi e avanzo/ voglio pochi evidenti segnali".Accanto alla figura dell'aquila, sia pure più defilata si colloca quella dell'angelo. Naturalmente anch'essa va incontro a una decisa riduzione. Angelo "dell'agenda" e "della moda", la creatura celeste apparirà a Maria come in un western: "Oh sì ho sognato cherubini/ cow-boy della luce". Non si pensi però che Baudino risolva ogni tensione nell'arte della sprezzatura. La sua ironia, difatti, costeggia pagine di violenta espressività, come nel caso della composizione forse più irta e ardua dei Colloqui. Si tratta del magnifico Brindisi che celebrando l'arrivo di un temporale sembra al contempo descrivere l'avvento e l'imminenza della parola poetica. (Valerio Magrelli)
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