Cery
C'è una necessità, una sofferenza che scandisce le pagine di questo nuovo libro di Ottiero Ottieri. E' la lucida consapevolezza che la depressione provoca la massima delle sofferenze mentali ed è, al contempo, "anche" sofferenza fisica e come tale viene pienamente vissuta da chi ne è colpito. Ma c'è anche altro, una sorpresa che nasce fuori della pagina, nella lettura di un libro così intenso e partecipe: lo stupore di chi è "normale" nell'accorgersi che non c'è compiacimento del dolore in chi si porta dentro il "male oscuro"; al contrario c'è la voglia, la fretta di guarire cui fa eco un insopportabile desiderio di vivere. Ad accompagnare il lettore in questo territorio di confine è il protagonista del libro, un'intellettuale milanese di mezza età, alcolista, che si trova "rinchiuso" in un ospedale svizzero per seguire un programma che lo liberi e che lo aiuti a placare l'ansia, l'angoscia cui egli applica la solita autocura sbagliata, e quindi tragica, appunto l'alcol. Intorno a lui ci sono i medici, con i quali intrattiene lunghe discussioni, e gli altri pazienti, soprattutto donne, specialmente le donne che su di lui esercitano attrazione. Della loro vita vorrebbe sapere tutto: i desideri, gli amori, le delusioni; e un istinto che non può domare lo spinge a iniziare un gioco di seduzione che segnerà l'inizio di una serie di imprevisti amorosi. Le tensioni indotte dalla cura, le tentazioni dell'eros, il ricordo sempre vivo e spesso lancinante di un passato mondano vissuto nel segno di un frenetico e quasi disperato attivismo: sembra che le bianche pareti dell'ospedale non riescano a sciogliere tutte queste pulsioni. Così, alla fine, il protagonista si troverà di nuovo solo, nella sua casa a combattere i propri fantasmi e a domandarsi il perchè di tanto soffrire.
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