Il taglio della lingua
"Sono nato con una lingua lunghissima. Questo era il segno del mio destino. C'è chi ha una gamba più lunga e una più corta, chi è cieco, chi ha la gobba o le braccia monche. Io avevo una lingua lunghissima, una sottilissima fiamma." Così si presenta il protagonista del "Taglio della lingua", un vero e proprio 'freak' che attraversa la campagna padana e che narra in prima persona, ormai adulto e chiuso in un ospedale, la storia della propria vita. Ci racconta della madre che non vede la sua deformità e che lo ama come solo una madre può fare; del padre che non si rassegna ad avere un figlio così e che finisce solo, folle e disperato, a chiedersi come tutto questo sia potuto accadere: perché bisogna aver fatto qualcosa per sopportare una pena del genere... E anche la gente del paese lo pensa. Tutti ricordano ancora i presagi legati alla nascita di quel mostro: la notte in cui i cani nella pianura avevano abbaiato come impazziti e quella neve così abbondante sui campi, che non si ricordava a memoria d'uomo. Una nascita che aveva portato curiosità per la 'bestia' e paura per il 'miracolo nero', per quel demone da esorcizzare e allontanare.Gli anni passano ma il sospetto e la cattiveria non diminuiscono. Il rifiuto della diversità è più forte dell'ostinata ricerca di una pacifica normalità. Anche la scuola, con quei bambini così dispettosi e attenti a fare del male, non può essere per quell'infelice un luogo di redenzione.E allora non gli rimane che l'isolamento e poi la fuga, un lungo vagare senza meta sempre rinunciando all'incontro con gli altri. Ma anche questo non gli evita le morbose attenzioni di un avido direttore di circo, che vuol fare del "rettile umano" la sua attrazione di punta, e quella di una vecchia mezzana nel cui bordello il protagonista - chiamato a soddisfare i desideri proibiti dei clienti - incontrerà Iria, l'amore insperato, fatto di gesti discreti e timidi sguardi.
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