Donna al piano
Catherine McKenna è una musicista. Cresciuta nell'ambiente cattolico e repressivo di una cittadina nordirlandese, dopo aver lasciato la famiglia per completare gli studi a Glasgow ha reciso difinitivamente i legami con i genitori ed è rimasta in Scozia. Qui, con fatica - in un mondo che ha sempre concesso poco spazio alle donne - ha cercato di far emergere il proprio talento di compositrice e ha dato alla luce una bambina, frutto di una relazione sbagliata, insidiata dalla violenza. Il romanzo si apre con il suo ritorno in Irlanda per i funerali del padre. Nella cittadina natale non tutto è rimasto com'era: la maestra di pianoforte di quand'era una bambina è ora una donna malata; la madre, dopo cinque anni, è tanto invecchiata da essere irriconoscibile ("gliel'avevano scambiata le fate") e le bombe dell'IRA hanno lasciato le loro terribili tracce su strade ed edifici.. Uguali, però, sono rimasti i ritmi e i riti della piccola comunità stetta attorno alla parrocchia, una comunità alla quale Catherine non sente più di appartenere, dopo aver perso la fede. La giovane donna deve comunque cercare di fare i conti con il suo tormentato passato familiare e, tra le incomprensioni e le crisi di depressione che l'affliggono fin dalla nascita della figlia, di ristabilire un rapporto con la madre, una donna con la quale ha ora in comune l'esperienza della maternità e a cui ora sente di poter parlare "da pari a pari". Calibrati flashback, che spaziano dalla prima infanzia di Catherine al suo passato più recente, fanno emergere esperienze, conflitti, aspirazioni svelando a poco a poco la figura di una donna che vive immersa in un mondo di suoni e rumori - ricchi di echi e di significato per chi sa esercitare il "preudito" - e che ha messo al centro della sua vita la creatività: la creatività artistica ma anche la creazione, la procreazione.
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