I balenieri di Quintay
"Per quanto mi riguarda, avevo conosciuto qualcosa di simile alla malinconia, alla lontananza dalla civiltà, nella pampa fuegina e patagonica, dove l'isolamento e la solitudine portano gli uomini a scivolare in un pozzo oscuro e in lunghe navigazioni su mari sperduti quanto quello antartico. L'uomo evade all'interno di se stesso, viaggia lungo le proprie vene, si arrampica sull'impalcatura delle proprie ossa, si abbevera al cuore, e arriva fino a un meraviglioso faro che si trova sulla sommità, nella mente, e che solo i suoi occhi chiusi per ore e ore possono scorgere, guardando dentro, per ammirare la bellezza e il dolore di quanto è stato creato su questa sottile crosta terracquea..." Questa l'esperienza terribile e insieme meravigliosa dei personaggi abbandonati alla fine del mondo che Coloane ritrae con grande vigore e vibrante drammaticità nei Balenieri di Quintay: marinai, pescatori, cacciatori di foche, mandriani, cercatori d'oro e domatori di cavalli, tutti impegnati in un'unica sfida contro una natura estrema e spettacolare che rende difficile la sopravvivenza e nello stesso tempo trasforma l'esistenza in una avventura straordinaria. E tra la poliedrica umanità che si aggira nelle distese battute dal vento e sui gelidi mari sferzati dalla burrasca, questa volta fa capolino lo stesso Caloane che gioca a mescolarsi con i protagonisti delle sue storie in alcune pagine dal sapore autobiografico di indimenticabile intensità. Scrittore formatosi alla scuola di una vita movimentata e avventurosa, Coloane racconta talvolta qui in modo esplicito, se stesso: una sopresa felice per i suoi ormai molti lettori.
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