L'uccello beffardo

L'uccello beffardo

Zenkali è un paradiso tropicale: un'unica specie vegetale, l'albero Amela, regge l'intera economia dell'isola e dà lavoro a tutti i suoi abitanti, che non conoscono tasse né catastrofi naturali e scorrazzano su ecologici risciò. I difetti di una centrale elettrica che funziona a singhiozzo non turbano la tranquillità degli isolani, né ci riescono i frequenti errori tipografici del quotidiano locale, che anzi suscitano l'ilarità del sovrano e del suo seguito. A sconvolgere l'equilibrio della tranquila colonia britannica sono gli europei, che intendono trasformare quell'oasi felice in una base militare. Il progetto produce una serie di reazioni a catena, facendo addirittura riemergere odi intertribali a lungo sopiti. Attraverso gli occhi di Peter Foxglove, mandato da Sua Maestà la Regina ad assistere il governo locale, l'autore dipinge paesaggi e ricchezza faunistica con la mano precisa del naturalista, e insieme racconta intrighi politico-finanziari con la verve narrativa che il lettore ben conosce. Percorso da una divertita ironia, che sfocia spesso in divertita comicità, il romanzo tocca in realtà un tema cruciale: il pericolo della catastrofe ambientale. Simbolo del delicato equilibrio dell'ecosistema è l'Uccello Beffardo di Zenkali, incarnazione di un dio ancestrale e specie ormai quasi estinta per l'entusiasmo culinario dei passati colonizzatori francesi: dala vita dei pochi esemplari rimasti, messa a repentaglio dall'insensato progetto degli inglesi, dipende la sopravvivenza dell'isola intera.
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