Un canto glamour in punta di coltello
Quarantenne milanese instabile, annoiato, eccentrico, misogino, Zeno possiede tutto ciò che un uomo può possedere. Potere, denaro, donne, fama. La sua vita, scandita da nonsense e improvvise amnesie, è una sorta di catalogo glamour: un compendio di oggetti esclusivi e firmati, costosissimi quanto inutili. Un modo come un altro per colmare depressione, paranoia e pensieri ossessivi. Una patina sottilissima di finto buon gusto e ricerca della perfezione capace di celare una ferocia sanguinaria senza limiti. Una rabbia atavica che trova sfogo in efferati omicidi. Zeno fa sempre più fatica a occultare la sua metà oscura. La maschera è ogni giorno più larga e rischia di scivolargli dal volto, di schianto. Nel pieno di una delle sue ultime notti di sangue, l'uomo viene colto in fallo. Forse c'è qualcuno che ha visto qualcosa. E forse questo qualcuno si insinuerà in modo subdolo nella sua esistenza ricattandolo, cercando di smascherare il mostro che è in lui. Quasi la parodia di una drammatica commedia degli equivoci. Sarà una lenta ma inesorabile discesa agli inferi per il grande Zeno, sempre più perso fra vuoti di memoria, vuoti di pensiero, vuoti di valori e soprattutto di senso. Il suo suona come un ululante e decadente canto del cigno dell'uomo contemporaneo, destinato dopo tanto frastuono a sfumare in muta miseria.