Quando eravamo re
"(...) Alfonso Berardinelli scrive che la poesia italiana di oggi 'è prevalentemente divisa in due tipi: c'è quella incomprensibile e c'è quella noiosa, perché manca, da parte degli autori, la passione di essere letti', e dice che la poesia è corrotta da se stessa, 'dall'idea che ha di sé: fuga dalla comunicazione o libera espressione del già saputo (...) Come ai tempi di Saba, resta da fare 'la poesia onesta' perché, comunque, non può essercene altra'. (...) La poesia di Daniele Serafini, che è sostanzialmente lirica, con qualche rara incursione nell'epica, non è incomprensibile, non è noiosa, è una poesia onesta, che testimonia la passione del suo autore di essere letto." (Dalla prefazione di Giuseppe Bellosi)
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