La camera d'ascolto
Dalla sua specola alta e lontana (la "camera d'ascolto"), Longo porge orecchio ai soffi, alle preghiere, agli spasimi di un personaggio uno e molteplice, sopraffatto dalla smisurata incomprensibilità della vita, prigioniero di inestricabili rapporti familiari, inchiodato alle ripetute sconfitte, ma sempre in cerca di un senso da dare all'esistenza. Il protagonista di questi racconti si aggira inquieto negli ampi territori della sofferenza, intessendo lunghi monologhi con sé stesso e con la follia, in preda a una perdurante confusione tra fantasia e realtà, in uno straziante gioco di specchi dove non mancano tratti di disperata comicità. Si tratta di un vero e proprio romanzo in dieci quadri, ciascuno col suo stile, con la sua musica, col suo colore: un esitare sul limite del sogno, un cauto avanzare, un prudente richiudersi, segni tutti di un'irrimediabile inettitudine alla vita, di una debolezza patologica, di un'incertezza ora impassibile ora tribolata. Su tutto grava la devastante e amatissima figura della madre, con le sue malattie e il suo progressivo rasciugarsi fino alla morte, morte che per il figlio rappresenta non la liberazione bensì un prolungamento dell'agonia e l'emblema del fallimento.
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