I morti non lasciano impronte digitali
Con un tipico colpo di testa, la famosa attrice danese Hilda Haan, mentendo spudoratamente ai suoi fan che la credono all'estero, è fuggita con Theodore Raybourne nella sua dimora di campagna solo per scoprire che la promettente storia d'amore è un incubo a occhi aperti. Per di più il suo (ex) amante minaccia di rivelare al mondo intero la loro relazione se lei non acconsente a sposarlo. Per nulla intenzionata a cedere al ricatto, Hilda decide di affidarsi all'investigatore privato Stan Lake perché la salvi da una situazione che potrebbe costarle la camera. Con uno stratagemma il detective riesce a farsi invitare nella villa dove la donna è "prigioniera" e lì, oltre a lei e a Theodore, trova un interessante gruppetto di persone: il vecchio patriarca Rufus Raybourne e la ben più giovane moglie Maurine, l'altra figlia Inez con il dottor Pageot, suo fidanzato, e infine Farley e Rae Amerton, una coppia di amici sensitivi. La situazione precipita quando, a poche ore dall'arrivo di Lake, Theodore viene trovato nella propria stanza col cranio sfondato da un attizzatoio. Sull'impugnatura ci sono numerose impronte digitali. Caso risolto? Niente affatto, perché le impronte conispondono a quelle... di un uomo morto un anno prima nella prigione di San Quintino. Pubblicato nel 1935 e finora inedito in Italia, un giallo ad alta tensione con uno scioglimento del tutto inatteso.
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