Molto bene, Jeeves
"Ora che il mio nome appare sul frontespizio insieme a quello di P. G. Wodehouse, non ho altre ambizioni letterarie". Così disse qualche tempo fa Christopher Hitchens, il noto scrittore e giornalista angloamericano recentemente scomparso, a proposito della sua introduzione a una nuova edizione della "Stagione degli amori". Come Evelyn Waugh prima di lui, Hitchens considerava Wodehouse il Maestro e la quintessenza dell'umorismo inglese, ma soprattutto il creatore di un incantevole mondo di fantasia che avrebbe continuato ad affascinare e divertire generazioni. Basta scorrere questa celebre raccolta di racconti del 1930, che vede protagonisti l'imbranato giovin signore Bertie Wooster e il suo fidato e intelligentissimo maggiordomo Jeeves, per dichiararsi d'accordo. Chiunque o qualunque sia la causa dei guai di Bertie, la giovane Bobbie che dà via l'amato terrier della temibile zia Agatha o la furia di un cigno particolarmente stizzoso; un vecchio preside con l'autorevolezza di un vigile urbano o la pericolosa infatuazione dell'amico Tuppy per una cantante lirica grande come l'Albert Hall, il buon Jeeves anche stavolta è pronto a venire in suo soccorso e a risolvere la situazione con una delle sue trovate geniali (pur continuando a deplorare i gusti in fatto di vestiario e arredamento del suo datore di lavoro).