I due ciechi

I due ciechi

In una notte d'inverno, nella sede di New York della società di investimenti M. T. & T. Company, un uomo precipita nell'atrio dalla balconata dell'ottavo piano. Blake Hadfield, questo il suo nome, era l'ex presidente della società, fallita sei anni prima, ed era cieco. Suicidio, incidente o delitto? La polizia propende decisamente per quest'ultimo e appunta i suoi sospetti sul figlio della vittima, la sola persona, oltre al guardiano notturno, a trovarsi nell'edificio. Ma per il capitano Duncan Maclain, l'investigatore al quale la famiglia si è affidata nella speranza che riesca a scagionare il ragazzo, troppe cose non quadrano e fra queste la misteriosa scomparsa degli spiccioli che erano nella tasca del morto, di una penna stilografica, di un fermacarte e di un rotolo di spago. Man mano che le indagini proseguono, la morte di Hadfield si configura sempre più come un delitto impossibile. E forse non è l'unico. Il solo modo per arrivare alla soluzione è ricostruirne la meccanica mettendosi nei panni della vittima, cosa che solo Maclain può fare, perché anche lui è cieco. Il protagonista del romanzo (1943), inedito in Italia, è uno dei due grandi detective ciechi della storia del giallo - l'altro è Max Carrados di Ernest Bramah - ma è ritenuto dalla critica il più credibile in quanto nato dalla lunga esperienza dell'autore con i reduci di guerra non vedenti.
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