Guerra alla libertà. Il ruolo dell'amministrazione Bush nell'attacco dell'11 settembre
La tesi centrale di Guerra alla libertà è riassunta nella prefazione al volume: "Esistono prove convincenti che l'amministrazione Usa abbia istigato il terrorismo in quanto esso è un pretesto perfetto per giustificare una politica estera aggressiva; e questo è valso anche per gli attacchi dell'11 settembre alle Torri Gemelle e al Pentagono". Come si vede, è una tesi molto controversa, destinata a suscitare molte polemiche. Eppure, la sua ampia documentazione raccolta da documenti e resoconti ufficiali del governo statunitense e delle agenzie di sicurezza e riscontrabile per chiunque il rigore delle trattazioni, la lucidità delle conclusioni, le consulenze favorevoli di storici e politologi hanno convinto Fazi Editore a pubblicare il libro in prima europea e ad acquisirne la gestione dei diritti per l'Europa. Ecco alcuni degli argomenti forti del testo: 1. La strage dell'11 settembre non è stata il vero motivo della guerra in Afghanistan. Essa era già prevista da mesi per l'ottobre 2001 ed era funzionale all¿istituzione di un nuovo regime più morbido nei confronti degli investimenti economici statunitensi in Asia Centrale, e in particolar modo sul passaggio di gasdotti e oleodotti attraverso il paese. 2. Già dal 1995, e con particolare frequenza dall'agosto del 2001, vi sono state segnalazioni di possibili attentati suicidi aerei da parte di Al Qaeda con bersaglio le Torri Gemelle e il Pentagono segnalazioni che non sono state raccolte dall'Amministrazione. Tre funzionari dell'FBI hanno persino dichiarato di conoscere i nomi degli attentatori settimane prima dell'11 settembre. 3. La famiglia Bush è rimasta in rapporti economici con la famiglia di Bin Laden fino a dopo l'11 settembre; inoltre, vi sono prove che Bin Laden è in contatto e non, come si dice, in rotta con la propria famiglia. La guerra in Afghanistan avrà come esito un grande arricchimento personale di Bush e della sua famiglia.
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