Il dio femmina stuprato nel bosco
Ci sono esordi letterari che appaiono da subito memorabili: "Il dio femmina stuprato nel bosco" di Stefano Marcelli appartiene a questa categoria per forza inventiva e ricchezza di stile. Chi leggerà la storia fantastica del piccolo Giacomo Canto e dei tanti bizzarri personaggi che lo contornano, si troverà conquistato da un'atmosfera sospesa tra favola e sogno, piacevolmente stordito da un flusso impressionante di avvenimenti e di idee, scosso dai colpi di scena che Marcelli dirige magistralmente come a farli emergere dalle pieghe del destino, di ogni destino. La favola dolce-amara di Giacomo Canto, figlio di una ninfomane e di un dio dei boschi, affascina e sorprende anche per questo; perché l'Italia del nuovo secolo che fa da sfondo al romanzo, le rivoluzionarie teorie sul sesso di Dio e la nascita della vita, il misterioso regno degli alberi instaurato per la pacificazione perpetua, non sono che altrettante maschere di un'idea semplice e geniale, che lega gli attori e le vicende di questo libro: la storia del bambino degli alberi è infatti la storia di una scoperta, la scoperta della vita, dell'arcano che accompagna i nostri destini e li intreccia nei modi più imprevedibili, perché è la vita che esagera, non chi scrive.
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