Il piacere dell'odio
"Il piacere dell'odio" è un grande libro sulla condizione umana. William Hazlitt, l'autore del pamphlet "Sull'ignoranza delle persone colte" non si risparmia quasi niente: la lingua è spietata, il tono della voce è di chi martelli l'altro per farsi capire. Quando William Hazlitt, intorno agli anni venti del secolo scorso, andava componendo questi saggi, i lettori cominciarono a intuire che qualcosa di nuovo, forse di terribile, si nascondeva nelle pieghe di un giornale comprato ogni mattina. Hazlitt era la leggerezza dell'astuzia; il disprezzo per la banalità; la fragranza di chi intende il pensiero come una lotta per la sopravvivenza fra gli sciocchi. Si cominciò a capire: Hazlitt, a suo modo, stava gettando nelle sue tesi di morale e di umanità un virus sconosciuto: il virus dell'inconscio; il mistero di un'energia nera che geme e palpita dentro ogni nostra azione. Dopo poco saremmo venuti noi: gli uomini del Novecento. Gli esseri infetti.