Sul progresso
"Ernst Bloch, professore emerito dell'Università di Lipsia, classe 1885, nato a Ludwigshafen, autore di 'Geist der Utopie', 'Thomas Munzer als Theologe der Revolution', 'Spuren', un crociato mediterraneo, emigrante in America, scrittore, filosofo... questo Bloch, lo si è detto sovente, ha l'aspetto di un profeta del Vecchio Testamento, ribelle e saggio. Capelli bianchissimi, occhi potenti dietro lenti spesse, fronte dai solchi profondi, il volto contratto tra naso e labbra quasi a forma di prua, concentrato sul triangolo mento-occhi... ma non è che l'apparenza. Solo la lingua dà al suo volto intenso e veramente umano i contorni giusti. E che lingua solenne - spirito sopra le acque, respiro e alito, materia in cui prendono consistenza associazioni fugaci: dalla chiacchiera al concetto, dalla battuta di spirito (Witz o storiella chassidica) alla citazione storica, dall'informazione precisa all'aneddoto. Si stava forse parlando di Carmen, di Mose, di George oppure di Artemide, di sigari, delle vetrine dei negozi, del trambusto prenatalizio, di Engels o del Messia? La sua voce profonda, con leggero accento renano, si è ormai da tempo liberata dai punti fermi nel tempo e nello spazio: l'intera successione dell'accadere è in lui contemporanea". Così Walter Jens, filologo classico dell'Università di Tubingen e critico militante già celebre presentava l'anziano amico su "Die Zeit" (18 dicembre 1959).