Non voglio giocare
Raccontare il dolore significa superarlo e offrirlo agli altri come momento di condivisione. Così l'autore di questo libro apre la sua anima e da quello scrigno segreto viene fuori un angelo alato di nome Daniela che accompagna il lettore per tutte le pagine della narrazione e per sempre. E questo il miracolo della scrittura: dare vita a chi non è più ed eternarlo. E dunque la storia di Daniela "Piccolo Fiore", di Marco, di Roberta, di "Penna Bianca", di un paese che coralmente si stringe attorno alla sofferenza di una famiglia diventa la storia di ognuno di noi. E prende lentamente i contorni cromatici dell'evanescenza quasi a dirci che anche il dolore più straziante quale la perdita di una figlia, può essere lentamente diluito nel tempo grazie alla speranza, alla fede, al sorriso e alla "corrispondenza d'amorosi sensi" tra chi non c'è più e chi resta. E Daniela è qui, con noi e in mezzo a noi.
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