Persiano (Il)
Isfahan, capitale della Persia, 1791; vent'anni dopo le avventure narrate ne "L'Abissino", ritroviamo gli stessi eroi, come succede spesso da Dumas in poi, Jean-Baptiste Poncet, che il lettore di Rufin conosce già per averlo seguito in molte rischiose imprese fino in fondo all'Etiopia e ritorno, ora ricco e felice con la moglie Alix e i figli esercita nella raffinata città persiana il suo mestiere di medico e speziale. Ma la noia forse comincia un pò a roderlo, così, quando viene a sapere che un caro amico della sua avventurosa giovinezza è prigioniero, in pericolo da qualche parte dell'immensa Russia, non esita a mettersi in viaggio: una rocambolesca cavalcata attraverso la Persia, l'Afganistan, il Caucaso e le steppe degli Urali, rischiando di nuovo la libertà e la vita. Nel frattempo anche la moglie Alix e la figlia Saba corrono seri pericoli a Isfahan, assediata dagli afgani. Il lettore poi scoprirà con piacere in che modo si dipaneranno le fila di un intrigo complicato, che vede i nostri eroi perdersi e ritrovarsi. E' questa una narrazione di grandi avventure che lascia intravedere una profonda riflessione sui poeti dell'immaginario, e il romanzo è prima di tutto la storia di una menzogna che prende corpo e diventa il soggetto stesso del raccontare: non ci si crede sempre, ma non si perde mai la gioia di affidarsi alle abili manipolazioni del suo creatore. Anche perchè tensione, vitalità, tenerezza e umorismo, qualità che hanno decretato il successo de "L'Abissino", si ritrovano tutte insieme qui, con qualcosa in più: l'ormai consolidata simpatia dei suoi protagonisti.
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