Generations of love
Chi racconta è un "anonimo lombardo", un giovane dell'arioso hinterland milanese irrimediabilmente post-moderno, che, alle soglie della vita vera, quella professionale, ripercorre fugacemente il suo tempo perduto, dietro esempi illustri nella narrativa della memoria, se non fosse che il tono è cambiato, e l'umore, nella consapevolezza che tutte le storie si somigliano e sono uniche. Dalla scoperta della propria omosessualità ai rapporti difficili con la famiglia, dalle prime amicizie maschili e femminili alle relazioni di scuola e poi d'università, il protagonista intesse i suoi ricordi di un'ansia vitale quasi fobica, come ne temesse l'aleatorietà, li avvolge di mitologie odierne che ne esaltano invece la loro sfrontata ordinaria trattazione. E' l'ironia, naturalmente, la rete di cui l'io narrante si serve per deviare ogni emotività patetica, sia nei riguardi di se stesso e delle sue illusioni, sia nei riguardi di una realtà sempre più somogliante ai perfetti intrecci di una consumata telenovela. Così tutto viene visto e descritto con la lente della parodia: citazioni più o meno palesi del territorio pop, del bestiario televisivo, della gergalità gay travestono l'epica quotidiana in una sorta di eroicomica commedia, in un divertito panorama di idolatrie contemporanee. Non è tanto l'iniziazione esistenziale e sentimental- sessuale di un giovane d'oggi che l'autore intende raccontare, quanto descrivere le passioni e i fantasmi di una generazione post-molte cose. Una generazione poco arrabbiata e quasi integrata, lontana da psicosi e da droghe, anche se percorsa da sussulti nevrotici e malinconici ripiegamenti...
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