Piacere nel Medioevo (Il)
Pochi periodi sono più lontani dal nostro modo di recepire la realtà di quello medievale; ed è proprio per questo motivo, forse, che affascina non soltanto coloro che sono attirati da mentalità e sensiblità diverse. Studiare i piaceri di un'epoca così conflittuale per il dominio della religione che opponeva una serie di interdetti alla realizzazione di qualsiasi desiderio effimero; significa cercare di capire un universo chiuso, la cui permeabilità tuttavia, attraverso documenti e reperti, da alcuni anni ha potuto aprirsi a nuove prospettive. Alle condizioni di vita e alla struttura rigida della società, il Medioevo sovrapponeva l'azione e il peso della Chiesa, onnipresente nel regolare le attività umane, nel subordinare al volere divino ogni moto dell'animo, ogni più laico appagamento. Jean Verdon, con un brio e una leggerezza insoliti in un accademico, descrive i modi della sessualità, coniugale ed extraconiugale, di uomini non liberi, di solito in preda ai rimorsi o alla paura, ma anche capaci di affrontare o schivarne le conseguenze. Oltre a quelli sessuali, l'autore esamina altri generi di piacere, come quello per il vino (nei monasteri due litri al giorno a persona!) per le feste, per le attività fisiche e ludiche in genere, per l'audizione di canzoni o di musica, per la contemplazione di opere d'arte o di spettacoli. Lo studio dello storico francese, senza la pretesa di esaurire un argomento assai vasto, riesce a dare una visione generale dei temi trattati, proposti sempre con documenti significativi ed esempi efficaci, ma in particolare ha il dono di raccontare un modo di vivere che ha per noi il fascino dell'incredibile e della diversità.
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