Buon appetito, Elia!
Sopravvivere e adattarsi sono due verbi che l'esperienza ebraica nei secoli ha saputo praticare: lungo la strada dei progrom, negli insediamenti in territori spesso inospitali la forza della comunità degli ebrei non consisteva soltanto nel loro cardine religioso ma anche nella capacità di affrontare un mondo diverso senza perdere l'identità, convivendovi. Niente, come la cucina, è capace di cogliere con immediatezza, assai più che con la storia o la letteratura, questa integrazione di culture, così come si è venuta formando negli anni, nel quotidiano di necessità e nelle occasioni di ricorrenze e feste. Buon appetito, Elia! non è soltanto un libro di cucina, anche se abbondano ricette semplici e altre di più difficile lavorazione, e infatti è intervallato da storielle che le illustrano e "insaporiscono", ma è anche un trattato di saper vivere, che divertendo e insegnando i piaceri della tavola, lascia passare tra le righe un altro discorso, quello appunto della convivenza e della curiosità, che è anche amore e interesse per gli altri. Elia è il profeta che verrà ad annunciare la prossima venuta del Messia e, nella tradizione ebraica, spesso ama vestirsi dei panni del viandante o del mendico; quindi lo straniero che chiede di rifocillarsi, è meglio farlo sedere a tavola, non si sa mai. Quanto al lettore goy, non ebreo, se si stupirà nell'apprendere come tante ricette somigliano a quelle che faceva sua nonna, capirà provandole che basta un semplice ingrediente diverso perché tra le brume piemontesi traspaia un raggio d'Oriente o un bagliorre di luci nordiche.