Amore è il delitto perfetto (L')
Tutto inizia con una sorta di apologo: la morte del gatto, allorché il veterinario ne abbrevia la sofferenza. Che cosa si nasconde nell'ultimo sguardo? Amore, sorpresa o un intollerabile rimprovero? Si chiede il proprietaro dell'animale e autore di questo saggio. E avverte nell'interrogativo irrazionale la proiezione di un'ansia che apre a catena tante altre domande, non tanto a giustificare il senso di colpa che la morte di un essere amato lascia sempre a chi gli sopravvive, quanto a cercare di capire chi realmente noi siamo, nella distanza che separa gli atti dalle parole.Affrontare chi si è, tramite i grandi temi congiunti dell'amore e dalla morte, cercando di liberare ogni idea dall'inganno che l'avvolge o protegge, è il compito primo della cura analitica, lungo la quale si scopre che pensare ed essere non sono sinonimi. Così le parole "Io t'amo", nella magia della formula che sembra pretendere un diritto piuttosto che esplicitare un senso, non significano quello che dichiarano, ma possono svelare un'aggressività che detiene, per esempio, ogni possesso, sia pure quello animato da sublimi affetti, oppure annunciare una complicità, come ogni crimine mosso dal desiderio. Jean-Claude Lavie, simile a un saggio taoista, conduce il lettore dentro una serie di favole, giochi, paradossi o aneddoti, trappole esemplari che chiudono i discorsi in finte certezze, in labili sicurezza, per rivelarne l'ambiguità, permettendosi così di minare ogni valore acquisito. Permettendosi inoltre, da psicanalista affermato, di rifiutarne i termini e i codici deteriorati dall'uso e dalla moda, per servirsi di un linguaggio più alchemico, più fantasioso e ironico, mediato di narrativa e di filosofia, capace di recuperare verità disattese quanto sorprendenti.