Storia scabrosa (Una)

Aerea e inquietante, dolce e sottile come una figura impressionista, Elsa de'Giorgi se n'è andata con la dignità e l'eleganza che permette la percezione di aver trascorso una vita ricolma. Certamente non pensava che questa sua storia scabrosa sarebbe stata letta postuma, anche se il soffio di un addio sembra di tanto in tanto agitarla, nella consapevolezza che l'eros è la sola distrazione che possa allontanare ogni silenzio, ogni paura. Ma sarà meglio non lasciarsi tentare dal leggere il racconto come un lascito testamentario, perché così non è: troppa è la forza vitalistica che anima la protagonista, abilmente svelata da uno pseudonimo, X, quasi in attesa sostitutiva: un nome per una donna non più giovane, ancora bella, colta e disposta a lottare contro il ruolo imposto dal tempo.La storia è ambientata negli anni barbari del sessantotto, anni in cui una frattura generazionale si produsse tra coloro che, usciti dalla guerra e oramai assestati in funzioni e cariche magari ottenute a fatica, non intendevano perdere nessuno di quegli anche scarni privilegi, e una discendenza nuova che, commistionando marxismo, psicanalisi e sociologia riteneva di conquistare i propri spazi contestando tutto. Il grido assai letterario che imponeva l'immaginazione al potere viene raccolto dalla donna che vive tra l'incendio di Parigi e i carri armati di Praga la sua estrema inebriata passione: l'amore si consuma sopra eroismi e conati di impegno, tra vicende politiche e cronache di lotte e cortei, fino alla soluzione amaramente logica.Comunque all'autrice, che adombra forse in questa breve sulfurea avventura del sentimento un episodio autobiografico, non interessa lo scontro generazionale e politico: il sessantotto qui è solo un pretesto reale, un incipit e un finale di trama per mettere a fuoco una situazione radicale scarsamente descritta nella letteratura italiana, l'amore senza riserve colpevoli di una donna matura per un uomo che anagraficamente potrebbe esserle figlio, la [...]