Fine della competizione (La)
Pubblicato per la prima volta nel 1986 e accolto subito da una valanga di opinioni e di critiche ora entusiaste ora fortemente avverse, questo saggio in poco più di dieci anni è diventato il punto di riferimento inevitabile per tutti coloro che, come l'autore, sono convinti dei guasti che la corsa alla competizione provoca nella società odierna. Nato da una serie di riflessioni e di riscontri sempre più approfonditi, lo studio di Kohn dimostra con rigore documentario che la lotta a sfidarsi gli uni contro gli altri, sul lavoro come a casa, a scuola come nel gioco, finisce col creare solo dei perdenti, degli inadatti. Contrariamente al mito che dalla nascita accompagna ogni uomo, Kohn asserisce che la competizione non è una dote congenita dell'umanità e, contrariamente a quello che si crede, non ci costringe a dare il meglio di noi: infatti, negli Stati Uniti come dovunque ormai il criterio competitivo sia invalso, la scuola e il lavoro sono entrati in crisi perché prevalgono valori di gara e di lotta e non gli effettivi risultati. Per lo studioso americano, invece di formare il carattere lo spirito competitivo mina la stima in noi stessi, provoca insicurezza, rovina i rapporti e avvelena ogni divertimento mutando qualsiasi campo di gioco in un terreno di battaglia. Profondamente rivista e aggiornata, questa nuova edizione del saggio ha come aggiunta un puntuale resoconto di come gli studenti possano studiare meglio collaborando in classe invece di sforzarsi a diventare i primi. Inoltre l'autore, in una postfazione documentatissima, analizza tutte le sensibili varianti sul come intendere la competizione seguite alla prima uscita del saggio, descrive le reazioni al messaggio provocatorio e conclude asserendo che per noi stessi, per i nostri figli e per la società sono necessari nuovi modelli di vita, capaci di creare uomini e cittadini più liberi e meno angosciati.
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