Un figlio
Ci sono molti modi per passare una notte in bianco alla ricerca di se stessi. Uno è quello di stanare dalla sua casa un vecchio amico che non cercavamo da tempo; suonare senza preavviso a una donna che avevamo abbandonato anni fa e, quando il contatto si è ristabilito, fuggire in modo tormentoso; obbligare una "marchetta" di Monte Caprino a chiacchierare con noi e, quando finalmente comincia ad albeggiare, bere un caffè parlando della Roma con un assonnato barista. Tutto per riuscire a prendere una decisione che Mimmo, emblematico protagonista di questo romanzo, altrimenti non sarebbe in grado di imporsi: andare a cercare un figlio mai conosciuto e di cui sa a malapena l'esistenza. Per fare cosa? Apparentemente, parlargli pochi minuti e scappare via. Come da tutti gli altri. In realtà, cercare, e probabilmente trovare, una via di salvezza dalla dolorosa crisi che lo imprigiona nella sua confusa, paralizzante paura: degli altri, di se stesso, delle strade, dei bar...Un uomo salvato da un ragazzino. Non più "il mondo salvato dai ragazzini", ma Mimmo salvato da Adriano. Questo inizio non è però solo il tentativo di rinascita di un individuo solitario, è qualcosa che ha a che fare coi sogni e le speranze perdute di una generazione. Per ora, un figlio - un bambino che pare avere la stessa consistenza dei sogni fatti all'alba, poco più di una fantasia da dormiveglia - può almeno fermare un padre sull'orlo del baratro.