Socialismo e l'uomo a Cuba (Il)
"Mi si lasci dire, a rischio di apparire ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d'amore... Forse è proprio questo uno dei maggiori drammi del dirigente, che deve unire a uno spirito appassionato una mente fredda." Nel 1965, prima di partire da Cuba per il suo ultimo viaggio, quello in Bolivia, Che Guevara aveva provveduto a sistemare i rapporti col proprio passato per lasciare utili indicazioni a futura memoria. Il socialismo e l'uomo a Cuba è quasi un testamento che conclude le sue riflessioni sul destino di ogni persona, nel quadro di un grande tentativo di mutare la condizione ingiusta in cui si svolge la crescita dell'umanità : e tende quindi a riaffermare la concretezza della sua utopia, che è quella di creare un uomo nuovo, cominciando da noi. Il Che chiama la persona "individuo", e parla di rivoluzione nella stessa personalità del rivoluzionario e nel rapporto fra l'uomo e la realtà . Affrontando temi come quelli del lavoro e del ruolo dell'arte nella società nuova, non esita a denunciare le contraddizioni della rivoluzione (per l'epoca suona particolarmente audace la critica al "realismo socialista" allora imperante). Anche se è proprio perché sottopone il sistema capitalistico a una critica spietata e non perde mai d'occhio il fondamentale rapporto con la massa, che può permettersi di dire che "lo Stato talvolta si sbaglia". Infatti "non si tratta di sapere quanti chilogrammi di carne si mangiano o quante volte all'anno un tale possa andarsene a spasso sulla spiaggia... ma di far sì che l'individuo si senta più completo, ricco d'una maggiore ricchezza interiore e investito di un'assai maggiore responsabilità ."
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