Meroni. L'artista campione
Non gli riesce solo l'ultimo dribbling: Gigi Aleroni muore la sera del 15 ottobre 1967, in un incidente stradale in corso Re Umberto, a Torino. Sono passati 50 anni e l'icona di quel giocatore, che in campo disegnava arabeschi calcistici e fuori dipingeva apprezzati quadri, non è per nulla sbiadita. Anzi: Beppe Gandolfo ne tratteggia le note biografiche - dai primi calci all'oratorio di Como al Genoa, al Toro, alla Nazionale - come un attento cronista, ed è altrettanto puntuale nell'inserire Meroni, artista calciatore, nel contesto di quei formidabili anni Sessanta che cambiarono il nostro mondo. E infatti impossibile cogliere quello che è stato questo giocatore senza collocarlo in quel preciso periodo storico. Sono gli anni della contestazione e della rivolta pacifista contro la guerra del Vietnam, delle lotte operaie e dell'immigrazione di massa dal Sud al Nord, dell'esplosione dei jeans e della minigonna, dei Beatles e, in Italia, dei primi cantautori. Meroni incarna il fermento che sta attraversando la nostra parte del pianeta. Lo fa suo e lo trasforma nel suo percorso di calciatore che riesce a far apparire facili anche le cose più difficili; e così anche nella vita, semplice, trasparente, genuino, semplicemente unico. Sono gli anni della «fantasia al potere» e Meroni traduce questo slogan nel suo modo di giocare e di vivere. Straordinario in campo e fuori, con i vestiti stravaganti, con le auto storiche o fuoriserie, con la vita da artista, un po' bohemien. Per lui la Torino granata scende addirittura in piazza quando si ventila l'ipotesi di un passaggio alla Juventus. Il libro è corredato da immagini e da una serie di interviste a chi ha vissuto e giocato con Meroni, a chi lo ha raccontato sui giornali sportivi, a chi è impazzito - da tifoso - per lui.
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