Due ravennati al Gran Consiglio del fascismo. 25 luglio 1943
Sono trascorsi oltre settanta anni dalla fatidica sera del 25 luglio 1943 quando con poche scarne, asciutte, ma soprattutto "false" parole, milioni di italiani appresero dalla nota voce di Gian Battista Arista delI'EIAR, in quella occasione impersonale e perfetta nella dizione, che il Re Vittorio Emanuele III aveva "accettato" le dimissioni di Mussolini e nominato, quale nuovo Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato, il Cavaliere, Maresciallo d'Italia, Pietro Badoglio. La delibera del Gran Consiglio del Fascismo fu decisiva per provocare la fine del Regime, fornendo al Re il tanto invocato pretesto costituzionale per estromettere Mussolini e nominare Badoglio. Diciannove delle ventotto persone riunite nella sala, alcune lì presenti per la loro prima e unica volta, decisero, in qualche caso a prezzo della propria vita, di votare a favore dell'Ordine del Giorno presentato da Dino Grandi. Due personaggi ravennati, Giovanni Balella ed Ettore Frattari, parteciparono a questa seduta del Gran Consiglio, in virtù delle cariche da loro ricoperte, della loro vita professionale e istituzionale. Poiché è poco noto quanto essi fecero o non fecero in quella fatidica notte abbiamo creduto utile ricostruire queste vicende anche alla luce di queste due figure.
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