Collezioni di antichità a Roma fra '400 e '500
Questa pubblicazione a cura di Anna Cavallaro, si inserisce nell'alveo culturale di Marcello Fagiolo e Maria Luisa Madonna, rispecchiandone tutta la pluridecennale ricerca e il metodo scientifico. Un'interessante rassegna delle grandi collezioni romane tra Umanesimo e Rinascimento, note e meno conosciute, in cui le vicende personali del loro proprietari doverosamente si intrecciano quelle degli oggetti ivi raccolti. Nella prima metà del Quattrocento, prima che si diffondesse il vasto fenomeno del collezionismo, le antichità romane a disposizione di artisti e amatori non erano molte e il patrimonio classico era ancora in gran parte da riscoprire. In grande quantità erano invece disponibili pezzi come cippi, epigrafi, sarcofagi ed altro ancora, che erano però utilizzati come arredi sacri e che furono lentamente sottratti con conseguente spoliazione dei luoghi di culto in cui erano stati introdotti. Un'opera, quella dei collezionisti, che rappresentò il primo tributo verso il mondo antico, contrastando un principio, allora vigente, che lo considerava solo in quanto fonte di commercio e lucro. L'affermarsi della cultura antiquaria non tardò a far sentire i suoi effetti, complicando e arricchendo questo scenario.
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