Classici americani
Questo libro, che raccoglie medaglioni e recensioni pubblicati negli ultimi trent'anni perlopiù sulla rivista spagnola "Dirigido por..." è il risultato di un lungo viaggio sentimentale attraverso il cinema americano classico (quello compreso nel periodo 1939-1968) in cui tanti cinefili ritroveranno gli entusiasmi e i disincanti di tutta una generazione. La domanda implicita è sempre la stessa, perché quei film erano "mitici", che cosa avevano di speciale (forse un gusto, uno stile, una visione del mondo). Qual è dunque, se esiste, il filo rosso che lega l'antimanicheismo di Anthony Mann, l'alchimia hawksiana di edonismo e stoicismo, la sottile crudeltà sentimentale di certi Hitchcock, lo scetticismo laico di Otto Preminger, l'ambiguità delle commedie di Wilder, sospese tra cinismo e buoni sentimenti. De Fornari risponde con una formula di disarmante semplicità: tutto risalirebbe, in qualche modo, a un'alchimia di glamour (fascino, magia) e di understatement (minimizzazione), dietro cui si nasconde un gioco di convenzioni e trasgressioni, stilistiche e morali, variamente declinate dai diversi registi. Una prova di come, dopo più di mezzo secolo, questo cinema che non a caso viene detto classico, continui a parlarci.
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