Manoel de Oliveira. Cinema, parola, politica
Oliveira accompagna la storia del cinema come un'ombra e al contempo vi contribuisce - a volte la precede, aprendo nuove strade. Nel 1963, sotto la dittatura di Salazar alla quale ha opposto resistenza, è suo il primo film politico portoghese, Acto da Primavera, due anni prima del Vangelo di Pasolini. Oliveira tornerà spesso su temi storici, riflettendo in modo anche critico sulla mitologia politica portoghese: NON ou a Va Glòria do Mandar ( 1990), Palavra e Utopia (2000), O Quinto Império (2005). Solo a sessantatre anni, con la dittatura in declino, prende avvio per lui una regolare carriera artistico-produttiva: i primi dieci anni vengono dedicati a quattro opere sulla relazione fra i sessi, girate in collaborazione con scrittori portoghesi quali Règio e la Bessa-Luis. Francisco (1981 ) è il film col quale è consacrato all'estero. Il regista è ora invitato regolarmente ai principali festival inanellando un film all'anno. Ha diretto attori del calibro di Mastroianni, Deneuve, Malkovich, Piccoli, oltre ai conterranei Cintra e la splendida Leonor Silveira, "la miglior Bovary di tutti i tempi" in Vale Abrado (1993). Ha reso omaggio a Chaplin nella Lisbon Story di Wenders. Oggi, e da sempre, è il maggior regista portoghese nonché, insieme a Saramago, l'artista del suo paese più conosciuto all'estero. I suoi film soffrono il doppiaggio, il formato televisivo, la disattenzione dello sguardo: cinema da vedere col cuore e da ascoltare con la mente, un passo al di là di Kubrick.
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