Ventuno per undici. Far cinema dopo l'11 settembre
Questo libro nasce da una scommessa: ritrovare, nel cinema (hollywoodiano, ma non solo) degli ultimi sette anni, tracce di qualcosa che, anche se presente, appartiene al mondo dell'indefinibile. "9/11" ha rappresentato un punto di svolta, una ferita, una faglia profonda che si è aperta non soltanto nel sistema socio-politico mondiale, ma anche nell'immaginario collettivo: dopo, gli U.S.A. non sono stati più gli stessi. Né per i loro abitanti, né per chi li guardava più o meno da lontano, e più o meno filtrati attraverso la lente del cinema. Su questo tema sono stati coinvolti e invitati a intervenire ventuno critici, ciascuno dei quali ha scelto e analizzato un film che a suo giudizio riflette in modo esemplare lo scenario americano dopo l'attacco alle Torri, nelle sue componenti politiche o sociali, umane o psicologiche. Questo non è un libro su "9/11", ma una riflessione collettiva che nel rispondere alla domanda: che cosa è cambiato?, recupera una suggestione benjaminiana: come fare cinema dopo 9/11? per svelare un luogo comune che sta diventando un'ossessione: non è vero che il cinema contemporaneo pensa sempre a 9/11, ma piuttosto racconta un mondo che continua a pensarci.
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