Verso una società planetaria. Alle origini della globalizzazione contemporanea. (1870-1914)
Quando una parola irrompe con forza nel linguaggio politico e giornalistico, imponendosi come una 'grande allusione' che tutto spiega e contiene, è di norma inutile che gli studiosi ne raccomandino usi frugali e circostanziati. E' quanto accaduto alla 'globalizzazione', troppo spesso considerata un 'evento' degli ultimi anni e non un lungo e delicato processo storico, che matura negli ultimi centocinquant'anni ed è, semplicemente, una delle ossature della contemporaneità. Tra Sedan e Sarajevo ci si avviò, con una rapidità e un'intensità che apparvero inquietanti anche ai nostri predecessori, verso una società e un'economia planetarie. Questo libro ragiona su alcune delle principali trasformazioni culturali ed economiche di quel periodo, così lontano e al tempo stesso così simile al nostro, alla ricerca di una risposta al problema cruciale della percezione del mutamento: e se le percezioni sono così importanti, ebbene come reagirono i 'contemporanei', in Europa e in America, all''internazionalizzazione'? Come lessero e interpretarono i fenomeni più imponenti, ad esempio la nascita di un inedito mercato alimentare mondiale, o la finanziarizzazione dell'economia? Perché un'età di progressi materiali fino ad allora inconcepibili generò così profondi disagi culturali e politici? Gli anni che vanno, all'incirca, dal 1870 alla prima guerra mondiale caratterizzano un'epoca fortemente unitaria, un'età loquace ed eccitabile, dove la mondializzazione delle prospettive, i nuovi orizzonti planetari della politica e dell'economia produssero, accanto a conflitti e aggressioni, a terribili odi politici ed etnico-nazionali, anche concretissimi ma più silenziosi sforzi di cooperazione e un grande sforzo di unificazione dei linguaggi, in senso reale e figurato. La riflessione su tali vicende ha molto da suggerire a quanti guardano all'epoca presente come se la globalizzazione fosse ai suoi primordi.
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