Frammento e sistema. Il conflitto-mondo da Sarajevo a Manhattan
La tragedia di Manhattan ha aperto una nuova epoca, allo stesso modo in cui l'attentato di Sarajevo aveva inaugurato la lunga "guerra civile mondiale" del Novecento. Il crollo delle Twin Towers segna il passaggio dal sistema-mondo al conflitto-mondo, e rappresenta perciò un evento non solo storico e politico, ma anche eminentemente filosofico. Sul limite della nuova epoca globale, caratterizzata dal dominio tecnologico e dall'eclissi delle certezze dell'etica e della politica tradizionali, due filosofi, legati da una comune appartenenza generazionale, tentano di rispondere alla sfida, mettendo a confronto la condivisa tensione verso un nuovo inizio. Il dialogo pone al centro la natura paradossale del nostro presente come "tempo sospeso" tra il non-più del vecchio ordine e il non-ancora di un nuovo ordine che non si riesce a intavvedere. In che termini si ripropone oggi il tema classico del rapporto tra attualità e pensiero, in un mondo che sembra relativizzare irrevocabilmente le categorie e i valori con i quali l'Occidente ha costruito la propria identità? Attraverso un confronto serrato, che non rinuncia a spezzare il corso della discussione filosofica con puntuali riferimenti all'attualità politica e alla storia italiana degli ultimi trent'anni, gli autori assumono la questione del presente nel duplice significato di nodo teorico e di costellazione simbolica. La nostra "attualità" appare coinvolta in un faticoso transito dalla modernità occidentale a una modernità-mondo polarizzata dal contrasto tra aggregazioni d'interesse e logiche identitarie. Come ridefinire la coppia identità-differenza nella temperie segnata dal tramonto della sovranità e dalla sfida del multiculturalismo? A questa e a tante altre domande gli autori tentano di rispondere delineando una prospettiva neo-universalistica, aperta all'interazione e al confronto tra l'Occidente e le altre grandi culture del pianeta.
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