Massime

Massime

Paul de Gondi (1613-1679) trascorse la sua esistenza dentro il cantiere che stava edificando, in Francia, la Grandeur e l'Ancien Regime. Remò instancabilmente contro corrente. Altri lo fecero a tutela degl'interessi dell'alta nobiltà; lui invece con propensioni popolari, e animato da una forte ambizione personale, come sempre in questi casi. Da ragazzo, ai tempi di Richelieu, s'immischiò in alcune delle congiure antigovernative che andavano di moda allora. La sua stagione eroica l'ebbe ai tempi di Mazzarino e della reggenza di Anna d'Austria per il figlio fanciullo Luigi XIV. Fu l'anima nera della Fronda del Parlamento, un partito che insieme alla Fronda dei Prìncipi osteggiò strenuamente il nuovo cardinale-ministro. Peraltro le due Fronde si combattevano fra loro (François de la Rochefoucauld, l'autore delle Massime, che parteggiava per i prìncipi, cercò più volte di ammazzare Retz senza tanti complimenti). Trovò il suo tornaconto nel diventare cardinale a sua volta, fra quelli che il papa nominava su designazione dei governi europei. Tuttavia finì imprigionato, e dal carcere riuscì con l'astuzia a raccogliere la successione dello zio arcivescovo di Parigi, morto nel frattempo. Una fuga rocambolesca dal castello di Nantes lo portò in un'isola al largo dell'estuario della Loira e da là, vestito da straccione dentro una barca di sardine, sulla costa atlantica della Spagna. Raggiunse Roma, in tempo per assistere alla morte del papa Innocenzo X, che gli voleva bene in odio a Mazzarino, e per partecipare al conclave che, con il suo contributo, elesse il papa Alessandro VII. Dapprima il nuovo papa lo protesse, ma le pressioni ostili del governo francese non tardarono a renderlo scomodo. Allora fuggì anche da Roma, e vagò per parecchi anni fra i Paesi Bassi spagnoli, l'Olanda, la Germania e l'Inghilterra, alimentando quella che fu chiamata la Fronda ecclesiastica, cioè la sua guerra personale contro Mazzarino, che si mescolava alla resistenza dei giansenisti contro i gesuiti e il papa. L'ultima preoccupazione di Mazzarino sul letto di morte fu di farsi promettere da Luigi XIV che non avrebbe lasciato rientrare in Francia quel sacripante, se prima non avesse rinunciato all'arcivescovado di Parigi. E Retz, se volle rivedere la sua amata Parigi, si dovette piegare. Negli ultimi anni della sua vita, possiamo seguirlo attraverso le lettere di Madame de Sévigné. La sua incontenibile vitalità parigina di ascendenza fiorentina (i Gondi erano e sono una famiglia di Firenze), e la circostanza cruciale che le sue grandi capacità si applicarono soprattutto a cause perse, fecero sempre di lui una pietra dello scandalo, in vita e in morte. Le Memorie di Retz sono un monumento, uno dei libri che "fanno" il Grand Siècle: quella ventina d'anni, fra il 1660 e il 1680, in cui la letteratura francese salì alle stelle. L'opera si colloca al vertice del canone della memorialistica francese, in compagnia di Saint-Simon (o prima di lui).
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