Il linguaggio del denaro
Il denaro parla, tace. Apre, chiude. Promette, smentisce. Il denaro conserva la sua identità pur scambiandosi con tutto e contaminandosi con tutto. Il denaro scorre, circola, e più gira più s'accresce. Se lo conservi o lo sperperi ne risente. Se lo usi male, ti presenta un conto salato; se pensavi di ottenere di più senza assicurarti spazi diversi dal denaro, stringerai nella mano solo un pugno di mosche. Ti mette continuamente alla prova e solo trattenendoti dalla sua provocazione avrai vinto la tua scommessa contro la sua. Il denaro fa questo e molto di più, ma è chiaro che a questo punto non siamo solo di fronte a pezzi di metallo o di carta; il denaro ha un potere simbolico tra i più complessi e ambigui, e le sue metafore sono molteplici e possono dare forma a diverse situazioni che sembravano definite una volta per tutte. Qualcosa del genere lo troviamo solo in un altro strumento che, come il denaro, è materiale e immateriale, simbolico e diretto, ossia il linguaggio. C'è un linguaggio del denaro che, toccando aspetti tra loro diversi, si comporta come il linguaggio, il quale tocca più forme senza essere nessuna di quelle in senso proprio. Il segreto dell'uno può svelarsi attraverso il segreto dell'altro; perlustrando il denaro attraverso le sue operazioni, simboliche e concrete, possiamo aprire uno squarcio sul linguaggio e, specularmente, capire qualcosa di più sul denaro, usato nel mondo tanto quanto il linguaggio.
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