Dopo l'alba. La liberazione di Bergen-Belsen, 1945

Dopo l'alba. La liberazione di Bergen-Belsen, 1945

Grazie agli studi sul genocidio ebraico esistono ormai molti libri sui campi di sterminio. Sappiamo quando e come vennero organizzati. Conosciamo il personale amministrativo e militare che fu incaricato della loro direzione. Abbiamo appreso quali fossero le procedure di selezione all'arrivo, le condizioni di lavoro, gli esperimenti scientifici realizzati nei loro laboratori da medici come il dottor Mengele. Possediamo perfino la documentazione industriale sull'installazione nei campi delle macchine per la produzione del gas e dei forni crematori. E accanto a questi studi abbiamo le memorie dei sopravvissuti: libri che danno alla tragedia il volto delle vittime e la rendono quindi ancora più orrenda e ingiustificabile. Pochi altri avvenimenti della Seconda guerra mondiale sono stati esplorati e studiati con altrettanta meticolosa precisione. Ma questo libro sul campo di Bergen-Belsen aggiunge alla letteratura storica sul genocidio una pagina completamente nuova. Anziché descrivere l'organizzazione e la vita del campo prima della liberazione, lo studio di Ben Shephard racconta ciò che accadde quando le truppe britanniche nell'aprile del 1945 vi fecero il loro ingresso. Chi pensava che l'arrivo degli Alleati significasse la fine di un incubo si è purtroppo terribilmente ingannato. Quando oltrepassarono i cancelli di Bergen-Belsen le autorità e le truppe britanniche erano del tutto impreparate ad 'amministrare' la tragedia che apparve ai loro occhi. La fine della detenzione e delle sue regole di ferro ebbe il paradossale effetto di rendere la situazione ancora più caotica e ingovernabile. Occorreva nutrire i detenuti, curare i malati, seppellire i morti, organizzare il graduale trasferimento delle persone in grado di viaggiare e affrontare per quanto possibile crisi psicologiche prossime alla pazzia. Ma per alcuni giorni i servizi sanitari e l'intendenza dell'esercito britannico poterono soltanto tamponare le falle e provvedere alle prime necessità. Vi furono persino casi in cui i detenuti liberati sembrarono rimpiangere la terribile, ma ordinata routine delle SS e dei loro assistenti. Vi furono malumori, proteste, esplosioni di rabbia. Ci vollero parecchi giorni perché il tasso di mortalità cominciasse a declinare e i liberatori potessero far fronte alla complessità del problema. Le carenze, soprattutto agli inizi, furono certamente numerose, ma lo sforzo fatto da alcuni membri dell'amministrazione britannica in quella circostanza è una delle pagine più nobili della guerra. Alla novità del tema corrisponde in questo libro la novità degli strumenti di cui Ben Shephard si è servito per ricostruire la tragica storia di Bergen-Belsen dopo la liberazione. L'uso di cognizioni mediche, i frequenti riferimenti ai farmaci dell'epoca e le statistiche sanitarie rendono "Dopo l'alba" ancora più drammaticamente credibile.
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