La follia di Churchill. L'invenzione dell'Iraq
Oggi parliamo spesso di nazionalismo siriano, libanese, iracheno, libico o giordano. Ma queste 'nazioni' furono create dopo una guerra dalle potenze vincitrici ed ebbero i confini che la diplomazia ritenne utile e conveniente disegnare sulle carte geografiche della regione. Alla luce degli avvenimenti che hanno sconvolto il Paese negli ultimi anni, il caso iracheno è probabilmente il più singolare. Mentre le altre creazioni della diplomazia europea furono spesso il risultato di decisioni anonime, politiche e amministrative, prese nell'ombra dei ministeri da persone di cui pochi ricordano il nome, l'Iraq ha un padre, un padrino, una madrina e un atto di nascita. Il padre è Winston Churchill, allora ministro delle Colonie del governo presieduto da Lloyd George. Il padrino è T.E. Lawrence, meglio noto come Lawrence d'Arabia, regista della rivolta araba contro l'impero ottomano durante la Grande Guerra. La madrina è Gertrude Bell, archeologa, arabista e proconsole britannico a Baghdad dopo la fine della Grande Guerra. L'atto di nascita fu stilato al Cairo e porta la data del marzo 1921. Fu allora infatti che Churchill, Lawrence e la Bell si riunirono nella capitale egiziana, insieme ad alcuni funzionari e ufficiali, per decidere che cosa fare del boccone più grosso che l'impero britannico aveva ingoiato dopo la spartizione delle spoglie ottomane alla fine della Prima guerra mondiale. Il boccone era formato da tre vilayet turchi e comprendeva nel suo cuore la "terra fra i due fiumi", la Mesopotamia, vale a dire il centro di un'antica e gloriosa civiltà. Il nuovo Stato avrebbe avuto come capitale Baghdad, la città dei califfi invasa dai mongoli nel 1258, e sarebbe stato, secondo il modello preferito dalla Gran Bretagna, un regno. Quando si guardarono attorno alla ricerca di un re, il padre e i padrini scoprirono di averne uno nella persona del coraggioso emiro Feisal, discendente degli 'sharif' della Mecca e alleato di Lawrence nella guerra del deserto contro l'impero ottomano. Era stato proclamato re della Siria nel marzo del 1920, ma i, francesi lo avevano costretto ad abbandonare il trono. Installato a Baghdad e consacrato da un improbabile referendum popolare (fu incoronato dal 96% degli elettori), Feisal divenne così re dell'Iraq, signore di una terra benedetta dal petrolio e abitata da una esplosiva mescolanza di sunniti, sciiti, curdi, turcomanni, assiri, caldei, ebrei. Con la loro immaginazione (tutti e tre erano, per molti aspetti, artisti) il padre e i padrini avevano creato all'ombra delle piramidi uno Stato che l'autore di questo libro definisce "follia" e che potrebbe essere classificata, negli annali della storia, come la più azzardata "opera d'arte" del colonialismo britannico. L'opera d'arte si dimostrò sin dagli inizi difficilmente governabile da Londra, al punto che la Gran Bretagna, pur mantenendovi alcune basi militari, riconobbe nel dicembre del 1927 la sua indipendenza e ne appoggiò l'ingresso nella Società delle Nazioni. Il resto, dalla Seconda guerra mondiale alla caduta della monarchia, dal regime di Saddam alla guerra americana del 2003, è storia dei nostri tempi. Ma quando avrà terminato questo libro il lettore scoprirà di avere nelle sue mani una chiave per comprendere ciò che è accaduto negli ultimi anni in questo sventurato Paese.
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