Breve storia dell'Inquisizione spagnola

Breve storia dell'Inquisizione spagnola

Nell'Europa dei Lumi, e dell'"Encyclopédie", dominata dal pensiero ironico e graffiante di Voltaire, la parola Inquisizione divenne sinonimo di fanatismo e oscurantismo. Per gli scrittori protestanti e per l'intelligencija antipapista dell'Europa centro-settentrionale, il tribunale ecclesiastico fu il simbolo dello spirito tirannico con cui la Chiesa romana cercò di impedire che la mente dei suoi fedeli fosse contaminata dai pericolosi germi del libero pensiero. Anche negli ultimi decenni gli storici e i letterati hanno contribuito a diffondere la convinzione che l'Inquisizione fosse l'arma della Chiesa contro il dissenso e per molti aspetti il modello storico dei servizi di sorveglianza ideologica con cui i totalitarismi del XX secolo perseguitarono i loro oppositori. Che cosa era, dopo tutto, Andrej Vysinskij, pubblico ministero di Stalin nelle grandi purghe della seconda metà degli anni Trenta, se non un moderno Torquemada? Ma la realtà, nascosta sotto una fitta coltre di luoghi comuni e "idées reçues", è almeno in parte diversa. Dell'Inquisizione si comincia a parlare nel basso medioevo e si finisce nel diciannovesimo secolo. È un organo ecclesiale che concerne tutta l'Europa medievale e moderna e, di riflesso, il Nuovo Mondo; ed è un fenomeno di grande complessità e varietà. Ma è bene ricordare che essa fu anzitutto spagnola e che venne istituita da papa Sisto IV nel 1478 su sollecitazione di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia. Quando pubblicò il codice di procedura del nuovo tribunale, nel 1484, il domenicano Torquemada, (secondo alcuni un ebreo convertito, quindi doppiamente zelante) iniziò la sua introduzione con le parole: "Per ordine dei serenissimi re e regina". Dalla corona di Spagna, quindi, non dal papa di Roma l'Inquisitore traeva la sua autorità. Lo scopo dell'opera di Jospeh Pérez è, per l'appunto, quello di mettere in rilievo la sostanziale subordinazione dell'Inquisizione al potere politico. Come scrive l'autore: "dal 1480 al 1834 l'Inquisizione spagnola visse sottoposta all'autorità del potere reale. Questo è quanto la distinse dalle forme di intolleranza che si riscontrano in altri paesi nella stessa epoca. Dovunque il potere civile collaborò col potere spirituale per punire gli attacchi contro la religione e spesso svolse questo compito con fervore; divenne, nel vero senso della parola, il braccio secolare della Chiesa. In Spagna il potere civile non si limitò ad assecondare la Chiesa. Prese l'iniziativa della repressione, nominò gli agenti incaricati di effettuarla e diede loro uno statuto privilegiato. Il Consiglio dell'Inquisizione era una delle grandi istituzioni dello Stato, al pari del Consiglio delle finanze o del Consiglio delle Indie." Non basta. Vi furono circostanze in cui il potere politico cercò sfacciatamente di servirsi dell'Inquisizione per i suoi scopi secolari. Persino una città (Medina del Campo) ottenne nel 1606 che i processi per contrabbando e contraffazione di monete venissero istruiti dall'Inquisizione. Attraverso l'analisi puntuale di tutti i suoi aspetti, dalla lotta ai "conversos" - gli ebrei convertiti ma "giudaizzanti" - alla caccia alle streghe, dagli organismi centrali al personale subalterno, dai processi agli autodafé, dai rapporti con l'economia a quelli con la vita intellettuale, Pérez mette in luce, nell'Inquisizione spagnola, quel nodo inestricabile di temporale e spirituale che "conteneva in nuce una delle più pericolose tentazioni del mondo moderno: la tendenza a fare delle ideologie il completamento obbligato della politica".
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