Eugenio di Savoia
La corte di Luigi XIV re di Francia era un immenso villaggio reale abitato da principi di sangue, bastardi, cortigiani, cortigiane, amanti, consiglieri, servitori, tutti indaffarati ad acquisire privilegi, rendite, pubblici uffici o, semplicemente, la più appagante delle conquiste: il potere. In questo villaggio nacque nel 1633 il figlio di Eugenio Maurizio di Savoia-Carignano, conte di Soissons, e di Olimpia Mancini, una delle tre nipoti che il cardinale Mazarino aveva lanciato alla conquista di Parigi. La madre di Eugenio era stata probabilmente amante del giovane re e aveva certamente sperato di salire al suo fianco sul trono di Francia. Il padre era un valoroso soldato, schivo, discreto, spesso assente da Parigi. Fra un padre lontano e una madre occupata da intrighi e complotti, il piccolo Eugenio crebbe come un monello. Di lui la duchessa di Orléans disse un giorno che era sempre sudicio e aveva lunghi capelli "che non pettina mai". Quando il padre morì di malattia in giovane età, Olimpia perdette buona parte del suo antico prestigio a corte e fu persino accusata di avere avvelenato il marito. Affidato alla nonna, il giovane Eugenio fu destinato al sacerdozio, ma scelse la carriera delle armi. Sarebbe divenuto, prima o dopo, un generale del re di Francia e avrebbe combattuto in Europa per la gloria dei Borbone. Ma gli scandali materni lo misero in cattiva luce. Respinto da Luigi XIV, si rivolse a Leopoldo I d'Asburgo e fu accolto a braccia aperte. Ed è così che un nobile piemontese, figlio di un'ambiziosa cortigiana, allevato tra Parigi e Versailles, divenne un grande generale della Casa d'Austria, il vincitore dei francesi e dei turchi, il protagonista di trionfali campagne militari nei Balcani, il governatore di Milano, il vicario d'Italia, il regista dell'alleanza anglo-austriaca e della pace di Passarowitz. Dovremmo quindi considerare Eugenio di Savoia un mercenario al servizio del padrone più generoso e accogliente? Applicheremmo a un personaggio del Settecento criteri e valori di un'epoca successiva. In anni "di lealismo plurimo e di legami incrociati", come scrisse Winston Churchill nella sua grande biografia del duca di Marlborough, Eugenio si comportò con grande correttezza professionale, come altri militari, diplomatici, sacerdoti (molti di essi italiani), e servì, insieme agli Asburgo, un grande disegno strategico. Combatté per buona parte della sua vita contro le ambizioni egemoniche di Luigi XIV nel cuore dell'Europa e contro l'Impero Ottomano. Lasciò un'Europa diversa da quella in cui era nato. E dopo avere rinnovato l'arte della guerra, costruì una nuova Vienna, decorata da grandi palazzi e dall'opera di straordinari artisti. Da allora la sua memoria è contesa da tre nazioni. Austriaco per gli austriaci, francese per i francesi, italiano per gli italiani, questo 'mercenario' fu soprattutto un grande europeo.
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