Lenin. L'uomo che ha cambiato la storia del '900
Molti dittatori del '900 furono adulati in vita e odiati dopo la morte. Ma il caso di Lenin è alquanto diverso. Nel periodo che precedette la conquista del potere Vladimir Il'ic fu il leader indiscusso della fazione bolscevica del partito socialdemocratico. Durante la rivoluzione, la guerra civile e la creazione dello Stato sovietico divenne l'oracolo del comunismo russo e mondiale. Dopo la morte fu venerato e divinizzato, il suo corpo fu imbalsamato e divenne meta di pellegrinaggi riverenti, le sue opere furono diffuse in milioni di copie e il suo volto, riprodotto da migliaia di artisti, fu collocato come una icona negli uffici dei militanti e nelle case dei fedeli, da Mosca a Ulan Bator, da Pyongiang all'Avana.La scoperta degli errori e delle colpe di Stalin, dopo il XX congresso del partito comunista sovietico, non intaccò la sua immagine. Accadde anzi esattamente il contrario. La crudeltà di Stalin e il culto della personalità divennero "deviazioni", vale a dire imperdonabili tradimenti dell'"ortodossia" leninista, e resero l'insegnamento del maestro ancora più importante di quanto non fosse stato negli anni precedenti. Anche Gorbacev evitò di rimettere in discussione il fondatore dello Stato e presentò le proprie riforme come un "ritorno al leninismo".La fine del mito cominciò nel momento in cui la consultazione degli archivi sovietici rivelò la spietata strategia con cui Lenin aveva personalmente diretto il "terrore rosso" negli anni della guerra civile. Liberati dalle costrizioni della censura gli studiosi russi poterono dire liberamente che le "deviazioni" di Stalin e il fallimento del comunismo erano la logica conseguenza degli insegnamenti di Lenin e dei principi con cui egli aveva governato la Russia dalla presa del potere sino alla morte. Molti proposero allora che la mummia venisse rimossa dal mausoleo della piazza Rossa e sepolta in un cimitero di Pietroburgo, accanto alle tombe dei suoi famigliari. Ma vi sono ancora settori della società [...]