Hitler: gli anni dell'apprendistato
"Aspettava tranquillo in sala d'attesa sinché non toccava a lui, poi, come ogni ragazzo di 14 o 15 anni ben educato faceva il suo inchino e ringraziava sempre cortesemente il medico. Come gli altri ragazzi di Linz indossava dei pantaloni corti di cuoio e un cappello di loden con una piuma... sembrava più vecchio di quello che era: gli occhi, come quelli della madre, erano grandi, melanconici e pensierosi. Quel ragazzo viveva tutto interiormente. Non so che sogni facesse." Il ragazzo è Adolf Hitler. La persona di fronte alla quale lo studente in calzoni corti accenna un rispettoso inchino è Eduard Bloch che molti anni dopo, costretto dall'Anschluss ad abbandonare l'Austria, si chiede quali sogni facesse a Linz, nei primi anni del secolo, il ragazzo pallido, dagli "occhi melanconici e pensierosi", da lui più volte visitato e curato.Hitler giunse a Vienna all'età di diciannove anni e vi rimase sino a quando, ventiquattrenne, si trasferì a Monaco. Dalla capitale dell'impero fu affascinato e respinto. Scoprì una città di due milioni di abitanti, la sesta del mondo in ordine di grandezza, illuminata dall'energia elettrica, rumorosamente attraversata da tram e automobili. Il Ring, il grande viale costruito intorno alla Innere Stadt, suscitò la sua ammirazione e lasciò un segno indelebile sulle fantasie architettoniche che furono più tardi una delle grandi passioni del suo regime. Ma la capitale dell'impero rafforzò al tempo stesso i pregiudizi nazionali e razziali che il giovane Adolf aveva assorbito nell'ambiente provinciale di Linz. Fu nella città di Karl Lueger - il borgomastro antisemita a cui l'imperatore aveva inutilmente cercato d'impedire il governo della città - che cominciò a prendere forma il suo patologico odio per l'ebraismo. Per ricostruire gli anni viennesi di Hitler, Brigitte Hamann ha ripercorso minuziosamente i suoi itinerari quotidiani, visitato i luoghi in cui visse, scavato negli archivi personali di coloro che lo frequentarono, letto i giornali da cui il giovane Adolf traeva quotidianamente la materia delle sue riflessioni politiche. Il risultato è un libro su tre piani: un grande impero alla vigilia della prima guerra mondiale, una grande città al vertice del suo splendore artistico e intellettuale, un piccolo uomo alla ricerca delle idee e dei demoni che sconvolgeranno, trent'anni dopo, la pace dell'Europa.
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