Dieci anni che cambiarono il mondo (1941-1951). Storia politica e diplomatica della guerra nel Pacifico
Nel 1905 un piccolo paese asiatico esce improvvisamente dal suo lungo letargo e sferra un duro colpo a una delle maggiori potenze europee. Quanti osservatori stranieri avevano compreso negli anni precedenti che il Giappone stava modernizzando le proprie strutture statali e che si era dotato, tra l'altro, di una grande flotta? Vista in una prospettiva storica, con la cognizione degli avvenimenti successivi, la guerra russo-giapponese ci appare come una grande frontiera tracciata col sangue tra epoche profondamente diverse. Da essa possono farsi discendere le grandi trasformazioni russe degli anni successivi, il declino dell'Europa in Estremo Oriente e la rinascita del sentimento nazionale dei vecchi paesi del continente asiatico.Lo storico italiano che ha meglio saputo inquadrare questi avvenimenti nelle grandi tendenze della storia mondiale è certamente Giorgio Borsa. Dopo avere dedicato buona parte della sua vita a La nascita del mondo moderno in Asia Orientale (è il titolo di uno dei suoi libri più importanti) Borsa ha diretto il fuoco dei suoi studi e delle sue ricerche sul Giappone e in particolare sul decennio che intercorre tra due avvenimenti: l'attacco giapponese a Pearl Harbour nel dicembre del 1941 e il trattato di pace con gli Stati Uniti nel settembre del 1951. E' questo il periodo in cui il Giappone lancia una sfida all'America, alla Gran Bretagna e alla Francia, rivendicando la leadership militare ed economica del continente asiatico, conquista vasti territori, resiste alla controffensiva americana e soccombe infine sotto i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki.Ma con il trattato di pace comincia per il Giappone, paradossalmente, una nuova fase "imperiale". La guerra fredda, l'avvento del comunismo in Cina e la guerra di Corea - a cui Borsa dedica una parte importante del suo libro - gli conferiscono un nuovo ruolo e lo trasformano nel più prezioso alleato dell'America nell'Estremo Oriente.
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