Quagliarella. Il sogno spezzato
E il 1990 quando il Napoli vince il secondo scudetto della sua storia.A Castellammare di Stabia, intanto, un ragazzino si allena senza sosta rincorrendo un pallone, sognando di diventare un campione. Dai primi calci sui campi polverosi di provincia alla fama di attaccante di razza sono passati vent'anni. Una vita trascorsa con una palla al piede e un pensiero fisso: essere, un giorno, un calciatore del Napoli. "Fabio è sempre stato un predestinato", dice chi lo conosce bene e ha esultato e sofferto con lui, sin da quando a dieci anni rincorreva il gol con passione e tenacia. Lo sa bene papà Vittorio, che lo ha seguito come un'ombra, tanto sui campetti dietro casa che in quelli di mezz'Italia, attraversando la penisola.La carriera di Fabio Quagliarella è una bella favola: dal primo provino con la Juventus alle prodezze in serie A con Sampdoria e Udinese, fino al coronamento del sogno di una vita. Giocare con la maglia del suo Napoli. Un sogno spezzato dopo appena quattordici mesi e ventisei giorni, a causa del clamoroso trasferimento alla Juve. Un addio improvviso e doloroso, pieno di verità nascoste, che ha diviso le coscienze e aperto una profonda ferita tra i tifosi del Napoli. Dopo Ascoli e Udinese, ora il futuro di Fabio è legato ancora una volta a una maglia bianconera, ma nel suo cuore il Napoli conserva sempre un posto speciale.
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