Il sangue di Napoli
Il nome di Jean Gruault è familiare soprattutto ai cinefili, che lo ricordano come uno degli sceneggiatori preferiti di Truffaut, Resnais, Rossellini. Solo due volte, finora, s'è cimentato con i libri: per raccontare la sua vita ("Ce que dit l'autre, 1992). e per dare forma letteraria a una sceneggiatura sulla quale aveva lavorato con Truffaut poco prima della morte di quest'ultimo (Belle époque, 1996). Questo romanzo fa seguito a un progetto di film che Rossellini aveva sempre sognalo di girare: un affresco avventuroso destinato a rievocare le rivolte popolari che infiammarono a metà del XVII secolo la città di Napoli, allora sottomessa alla dominazione spagnola. Ma "II sangue di Napoli" non vuole essere un "romanzo storico, ma un racconto picaresco che mescola tutti i generi, e in cui il popolo napoletano, secondo il proprio genio, parla piuttosto crudamente. Una storia per mostrarci, dal vivo, la faccia nascosta di un epoca affascinante, e per farci scoprire alcune meraviglie poste sotto il doppio segno della truculenza e della malinconia: i fasti della delinquenza organizzata, la bella vita che si conduce nei conventi, gli amori complicali degli uni e degli altri, e le loro tresche, e la Morte Rossa, la peste, che si aggira per le strade e i vicoli della città partenopea.
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