Il rione dei ragazzi
La storia de "i ragazzi di una medesima discendenza", quali sono Adamo e Mosè, Gesù e Maometto, raccontata dalla mente filosofica e dal cuore libero dell'egiziano Naghib Mahfuz, dopo lo spartiacque dell'11 settembre 2001 si presenta di urgente lettura.E' infatti tempo di avere più sfumature e meno messaggi gridati e slogan. Vi sono protagonisti, nel nostro scenario odierno, che conservano un basso profilo; a causa delle paure o per la mentalità dei veli, non si sente abbastanza la loro voce lucida e razionale, il loro timbro civile e laico. Mahfuz è un pensatore dell'Islam, prezioso, poiché ci aiuta a capire un arco di storia con un simbolismo moderno e antico, ma soprattutto aderente a un possibile modello di uomo futuro: è scrittore convinto che la letteratura sia strumento per dare voce all'individuo, al popolo, alle aspirazioni di una società. "Il rione dei ragazzi" è la rivisitazione della spiritualità popolare presente tra i cantastorie nelle caffetterie della Vecchia Cairo e nelle Scritture (l'opera consta di 114 capitoli, tanti quanto le sure del Corano). Narrazione a sfondo sociale, appello alla tolleranza e alla comprensione tra gli uomini, questo è forse il romanzo più completo del Nobel di lingua araba, e anche il più controverso. Il nostro autore, infatti, condannato a morte, è sopravvissuto nel 1994 a un attentato. Lo stesso traduttore veniva minacciato.In questo capolavoro proibito viene data l'immagine di una coscienza che non ama le divisioni, pensa liberamente, crede nella fratellanza dei popoli: figli di uno stesso Dio.
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