Una certa ambiguità

Una certa ambiguità

A diciotto anni Ravi Kapoor lascia l'India per l'Università di Stanford, con ben poche idee sul proprio futuro e un vivo ricordo di un'infanzia segnata dal profondo legarne con il nonno, matematico di fama, capace di trasmettere al nipote il suo stesso entusiasmo per la materia. Iscrittosi a Economia con scarsa convinzione, è grazie a un incontro fortuito che si ritrova a frequentare un corso di Matematica incentrato sul concetto di "infinito". Ed ecco rispuntare, in una citazione bibliografica in apparenza insignificante, il nome del nonno, che diversi decenni prima si è confrontato con gli stessi dilemmi filosofici e matematici, finendo addirittura in prigione con l'accusa di blasfemia. Scorrendo le trascrizioni dell'interrogatorio tra una lezione e l'altra, Ravi impara a conoscere una persona decisamente diversa dai suoi ricordi: in un dialogo serrato e leale con il giudice che lo interroga, da difensore appassionato della certezza matematica in faccia alla superstizione religiosa dell'America puritana e bigotta, il nonno cadrà in una profonda crisi intellettuale di fronte al venir meno della chiave di volta non solo del suo pensiero, ma più in generale della certezza umana: la geometria euclidea.
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